Il diritto all’aborto: il principio di laicità, la tutela dei diritti e il rapporto con la dottrina cattolica e la bioetica

Sono passati quarantacinque anni dall’approvazione della legge n. 194/1978 1, ovvero la legge che disciplina il diritto di una donna ad abortire. Questo provvedimento ha da sempre creato diverse difficoltà all’ala destra del Parlamento, da sempre più conservatrice rispetto alle destre europee che mantengono un profilo più liberale. Recentemente sono state depositate diverse proposte di legge per modificare la legge 1942, andando ad estendere la capacità giuridica all’embrione. In sintesi, si andrebbe ad estendere la titolarità di diritti e doveri in capo al nascituro già all’atto del concepimento, rendendo di fatto l’aborto un reato. Prima di tutto, bisogna affermare che non è certo che questa proposta di legge intervenga in modo corretto e equanime sulla materia. Qualora venisse approvata, il nostro Paese finirebbe per assomigliare sempre di più a “democrazie illiberali”3 come l’Ungheria e la Polonia, che si pongono apertamente in contrasto con l’articolo 2 della Trattato dell’Unione Europea4.

Queste proposte si ispirano alla bioetica “sostanzialista” per cui ogni essere umano, anche se non ancora cosciente, possiede una “natura razionale” che lo rende vivo e in conseguenza vanno attribuite ad esso tutte le caratteristiche proprie delle persone. Possiamo notare di come questa teoria si pone in conflitto con il principio di autodeterminazione dell’individuo ex art. 2 Cost.5 e con il principio di laicità ex art. 7 Cost.6 La teoria sostanzialista comprime fortemente i  principi sopra riportati, poiché, de facto, diventa nel nostro caso un impedimento all’aborto, facendo permeare la morale cristiana nel nostro ordinamento. Credo sia giusto ricordare che questo già avvenne durante l’Assemblea Costituente, infatti la nostra Costituzione pone la religione cattolica un gradino sopra le altre, visto l’inserimento dei Patti Lateranensi7 tra principi fondamentali. Questo sicuramente he generato e genera tutt’ora uno squilibrio, ma è bene ricordare l’insegnamento  del Presidente Scalfaro a proposito della laicità, intesa come garanzia di parità fra tutte le confessioni religiose e di conseguenza diventa anche garanzia di libertà per coloro i quali scelgono di non seguire la morale cattolica8.

Il diritto all’aborto è l’esempio più lampante di quello che Kelsen definiva il conflitto fra il diritto e morale9, che nel nostro caso si manifesta con il diritto a professare liberamente la propria fede religiosa e quello di scegliere liberamente del proprio corpo e della propria vita più in generale.

La religione cattolica – quella maggioritaria nel nostro Paese – ha una morale ben precisa, ribadita da diversi scritti anche piuttosto recenti, infatti Papa Paolo VI nell’Humanae Vitae10 ribadisce che l’uomo non può sottrarsi dalla propria natura che consiste nella procreazione e nella piena tutela della vita, ricordando di come la pienezza di una donna si misuri anche e soprattutto nella maternità. Mentre Giovanni Paolo II, nella sua enciclica Evangelium Vitae, pone in relazione il rapporto fra l’aborto e la contraccezione, affermando che: “una contraddice all’integra verità dell’atto sessuale come espressione propria dell’amore coniugale, l’altro distrugge la vita di un essere umano; la prima si oppone alla virtù della castità matrimoniale, il secondo si oppone alla virtù della giustizia e viola direttamente il precetto divino «non uccidere»”11. Il terzo Pontefice a condannare il diritto all’aborto è stato il Vescovo emerito di Roma Benedetto XVI, il quale affermò durante l’udienza generale del 26 febbraio 2011 che: “La donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto ‘terapeutico’ per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un ingiusto peso alla società”12

Le tesi sopra esposte sono per i cattolici dei precetti inviolabili, poiché quando il Papa parla ex cathedra è infallibile, di conseguenza ciò che afferma diventa un obbligo da applicare nella vita di ogni giorno. In Italia sappiamo che il Vaticano è una istituzione molto presente e questa sua presenza si manifesta anche attraverso l’alto tasso di medici obiettori di coscienza nel nostro sistema sanitario. Questo numero così alto rende quasi impraticabile il diritto all’aborto in molte regioni italiane.13Volendo possiamo definire il nostro un paese a “laicità limitata” , poiché non sussiste un equo bilanciamento nel rapporto fra l’aborto e la libertà di professare la propria fede religiosa. Di certo non possiamo definire laico in senso stretto uno stato che garantisce il diritto di professare una fede e non riesce a garantire quello a scegliere per se stessi e per il proprio corpo. Potremmo affermare che il diritto all’aborto in Italia è riconosciuto ma non garantito, ovvero, la possibilità di farlo esisterebbe ma non sussistono gli strumenti per praticarlo e quindi per renderlo realmente esistente.

Sarebbe opportuno fare in modo di garantire la presenza di personale sanitario non obiettore in ogni struttura sanitaria, superando la sentenza del TAR del Lazio che nel 2018 annullò un concorso della regione per l’assunzione di medici non obiettori, affermando che si trattava di una violazione della libertà di scelta e di quella professare liberamente il proprio credo.14 Questa situazione di conflitto tra diversi diritti, rende dunque necessario un intervento da parte del legislatore, con una chiarificazione che sia a tutela di entrambi, ricordandosi che i diritti sono di tutti e non di pochi, altrimenti si tratta di privilegi.

L’autore Francesco Miragliuolo garantisce l’autenticità del contributo, fatti salvi i riferimenti agli scritti redatti da terzi. Gli stessi sono riportati nei limiti di quanto consentito dalla legge sul diritto d’autore e vengono elencati di seguito. Ai sensi della normativa ISO 3297:2017, la pubblicazione si identifica con l’International Standard Serial Number 2785-2695 assegnato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.

1)On. Vincenzo Balzamo, Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, Gazzetta Ufficiale, 1978;

2)Sen. Roberto Menia, Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano, Senato della Repubblica, gennaio 2023;

3)Risoluzione del Parlamento europeo del 15 settembre 2022 sulla proposta di decisione del Consiglio in merito alla constatazione, a norma dell’articolo 7, paragrafo 1, del trattato sull’Unione europea, dell’esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte dell’Ungheria dei valori su cui si fonda l’Unione (2018/0902R(NLE)), settembre 2022;

4)  Articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea, dicembre 2007;

5) Ivi

6)Articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana, governo.it ,1948;

7)Definizione di Patti lateranensi, Treccani.it, 2021

8) Laicità e moralità: le lezioni di Scalfaro, La Repubblica, 2012;

9)Franco Guidoni,  La separazione tra diritto e morale dal punto di vista della scienza, diritto.it, 2018;

10)Paolo PP VI, Humanae Vitae, vaticac.va, 1968;

11)Giovanni Paolo PP II, Evangelium Vitae, Vatican.va, 1995, Cap. I, p. 13;

12)Benedetto PP XVI, Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la vita, vatican.va, 2011;

13)Laura Loguercio, Circa sette ginecologia su dieci in Italia sono obiettori di coscienza, pagellapolitica.it, 2022;

14)Redazione il Post, Il primo concorso per assumere medici non obiettori, ilpost.it, febbraio 2017;